Nuovo appuntamento con la serie Marvel per eccellenza: Agents Of Shield che giunge così all’ottava puntata.
Bisogna essere onesti, nonostante la serie Fox AOS mi piaccia (forse più per valore affettivo che non per uno oggettivo), non è mai stata una serie aperta alle innovazioni o sperimentazioni nel corso delle stagioni precedenti, sebbene la quarta con il framework mi sia particolarmente piaciuto. Tuttavia, nell’episodio “The Last Day”, il numero otto, qualcosa di nuovo c’è, e si può notare in modo tangibile: quello dei viaggi nel tempo e, nello specifico, dei paradossi temporali. L’episodio è perfetto o privi di errori e “cadute”? No, ma non importa perché tutto quello che vediamo, piace. Il merito è senza alcun dubbio sull’emotività della puntata e nello specifico sul legame che creatosi tra May e Robin.
Certo, la storia prosegue con la morte (scontata) del fratello di Kasius e l’invio di Sinara su quello che rimane del pianeta Terra per procedere all’eliminazione dei nostri eroi ma la puntata parla di altro e riesce, poco alla volta, a diventare molto profonda. Robin, la veggente, ora anziana, è il centro gravitazione di tutti i personaggi e delle loro vicende. Con il potere ottenuto grazie alla nebbia terrigene lei è in grado di vedere passato, presente e futuro anche se non sempre riesce a distinguere i momenti.
La troviamo infatti da adulta che accoglie i vari personaggi ma senza riconoscerli; nello stesso momento, anche se decenni nel passato pur essendo il futuro degli agenti (sì questa parte è volutamente confusa) dove lascia intravedere, attraverso le sue parole, alcuni sprazzi di futuro sebbene nessuno riesca a comprenderla (forse solo May ma anche qui più per un legame affettivo che si crea con la bambina).
Long story short, come si dice, l’obbiettivo è relativamente semplice: tornare nel passato per evitare che ci sia la distruzione del mondo; il ritorno avviene anche se, da quello che riusciamo a capire, Mack, Coulson e Daisy non riusciranno e quindi?
La risposta è presto detta: dal presente dove ci troviamo bisogna riuscire a cambiare la storia, sperando che per una volta non sia Fitz il pessimista ad avere ragione quando afferma che il tempo non può essere cambiato e Jemma è destinata a morire in ogni realtà.
Come detto all’inizio ci troviamo davanti a un prodotto diverso rispetto al solito copione della Marvel, qualcosa che non sempre funziona ma che riesce comunque a piacere, farsi piacere e farci anche emozionare in alcuni punti specialmente nel rapporto che, a quanto pare, si è creato tra May e Robin. In alcuni tratti il tutto ci sembra confuso ma forse perché il tutto viene filtrato attraverso gli occhi di Robin stessa. In poche parole, confusa lei che vede tre linee temporali in contemporanea, confusi noi che proviamo a starci dietro.
Non penso ci sia altro da aggiungere se non l’essere ancora più curioso per lo sviluppo di questa storia e per vedere alcune risposte alle grandi domande:
cosa è davvero successo? Daisy è veramente la distruttrice di mondi? E per quale motivo per tornare indietro è necessario l’aiuto e l’intervento di Flint?
P.S.
Penso sia scontato aggiungere che il rapporto tra May e Robin serve come richiamo a quanto successo in Bahrein.
In base a quanto detto da Robin credo che per far funzionare la macchina del tempo serva il monolite bianco per cui Philip j. Coulson (come lo chiama robin) deve trovare i pezzi e Flint deve unirli. Ma la vera variabile è Vonn, nominato da Fitz nel 2022 e che nel 2098 (sempre che sia la stessa persona) sembra voglia impedire ai nostri eroi di riattivare la macchina del tempo (che abbia viaggiato con quella?). Ps il padre di deke per me è il figlio di fitz e jemma.